Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
LE FLORENCE DRAGON LADY VI ASPETTANO PER VOGARE INSIEME NELLA LOTTA CONTRO I TUMORI
Programma 8 Marzo 2011 l Piazzale delle Cascine – Uisp
Passeggiata 8 Marzo nel Parco delle Cascine- Percorsi per grandi e bambine/i a piedi,in bicicletta,con il passeggino. Ritrovo ore 14.30 - Ingresso Piscina Pavoniere- Partenza ore 15.00 pattini in linea minivolley calcio gruppi di cammino di cittadine /i gruppi di anziane/i .
http://www.florencedragonlady.it/
8 MARZO. Canottieri Firenze Ponte Vecchio ore 15,30 Le Florence Dragon Lady squadra LILT( Lega Italiana lotta contro i tumori) vi aspetta per Vogare insieme
Salone dei Dugento ore 17.00 VIII Commissione Pari Opportunità Comune di Firenze “Antico mestiere” documentario di L. Fabbri
Salone dei Cinquecento ore 18.00 Assessore Elisabetta Cianfanelli premiazione dei partecipanti e dei gruppi sportivi.
FORZA RAGAZZE................. la redazione di VideoNewsTV
IN OCCASIONE DELL' 8 MARZO RIPROPONIAMO UN ARTICOLO DA NOI INSERITO MESI FA MA SEMPRE VALIDO. E LO FACCIAMO PERCHE' LA LOTTA DELLE DONNE NEL MONDO NON E' FINITA, E FORSE NON LO SARA' MAI. PER QUESTO VOGLIAMO A TUTTI I COSTI IMPEGNARCI.
Ecco l'articolo da noi inserito in Aprile 2009. Lo trovate anche su Facebook , Twitter e Wordpress. Diffondetelo e condividetelo. Grazie a tutte e a tutti.
nella foto : AARTI DEVI foto da: http://www.radioairlibre.be/infos/Pink_Gang.htm ....
...." DI SOLITO NON LO FACCIAMO. MA FORSE SAREBBE IL CASO DI FARLO.
Voglio dire che questo Blog potrebbe ospitare degnamente casi-denuncia di soprusi, piu' o meno generalizzati,che capitano in questo mondo. Da sempre persone coraggiose alzano la loro voce per dire la verita' e scuotere anime in mala fede o semplicemente disattente. Vogliamo cominciare dall'INDIA. Perchè? Non importa, l'importante è cominciare................ Giustiziere in sari, di Neeta Lal
"Di fronte all’inazione delle autorità e alla violenza quotidiana che subiscono, ci sono donne che prendono le armi e il loro destino in mano. Il sito di informazione Asia Sentinel, basato a Hong Kong, ha incornato queste “Robin Hood” di un altro genere. Il distretto di Banda, nello stato di Uttar Pradesh (a nord del paese), uno dei meno sviluppati dell’India, fa parlare di sé. È in questa regione che agiscono la Pink Gang (gang rosa), un gruppo di 200 donne che si presentano come le eredi di Robin Hood, Non esitano a rispondere alla violenza con la violenza. Puniscono gli omicidi di spose fatti a volte anche da suocere, le violenze dei mariti, e anche la corruzione o l’incapacità degli eletti. Queste donne esuberanti e intrepide, riconoscibili dai loro sari rosa, sono le nemiche numero uno dei mariti violenti e dei funzionari incompetenti. Avendo personalmente subito violenze sessuali, vanno a caccia di stupratori e mariti indegni, fanno la morale ai malfattori e invadono i posti di polizia per rimproverare gli agenti che non fanno il loro lavoro. Creato nel 2006 da Sampat Pal Devi, una donna di 45 anni costretta a sposarsi all’età di 9 anni e diventata madre quattro anni dopo, questo gruppo agisce come una banda di giustiziere nella zona senza diritto che è Banda. “Qui, nessuno viene ad aiutarci. I funzionari e la polizia sono corrotti e ostili ai/alle povere. Così, siamo a volte costrette a far rispettare noi la legge. Siamo una banda di giustiziere, "non una gang” ha recentemente dichiarato la fondatrice del Pink Gang. Stanca della corruzione del sistema e le discriminazioni sociali di cui si rendono colpevoli le autorità (soprattutto nei confronti di donne, caste basse e intoccabili), Sampat Pal Devi ha deciso di passare all’azione dopo aver saputo che sua sorella era stata trascinata dai capelli nel cortile di casa sua dal marito alcolista. Volendo “dare una lezione agli uomini colpevoli”, ha radunato donne del suo quartiere; il gruppo armato di bastoni, sbarre di ferro e una mazza da cricket, è andato a trovare il cognato, l’ha inseguito fino al campo di canna da zucchero e riempito di botte. Alcune azioni sono un successo. Ad esempio, il gruppo è riuscito a riportare a casa dei propri mariti undici ragazze che erano state buttate fuori di casa dalla suocera per dote non sufficiente. In generale, gli indicatori di sviluppo umano del distretto sono bassissimi. Il tasso di alfabetizzazione delle donne giunge solo il 23,9% contro 50,4% per gli uomini; il ratio uomini/donne è di 846 donne per 1000 uomini, mentre la media dello stato è di 879 (a livello internazionale, il rapporto è inverso: 105 femmine per 100 maschi). La violenza coniugale è una strage, l’arretratezza delle donne è rinforzata dal peso del sistema delle caste. Ma la Pink Gang se la prende non solo con mariti che maltrattano le mogli perché non riescono a dar loro figli, ma anche con i funzionari che si arricchiscono vendendo al mercato nero cereali sovvenzionati dallo stato e normalmente destinati ai/alle più povere. Mentre le risorse naturali del distretto potrebbero normalmente garantire mezzi di sussistenza a tutti gli/le abitanti, vengono saccheggiate da un piccolo numero di loro in totale impunità perché le autorità locali chiudono gli occhi su queste pratiche. In alcuni villaggi, i/le contadine non vengono nemmeno pagate e ricevono solo un chilo di cereali al giorno di lavoro. E il numero di lavoratori/trici ridotte alla schiavitù è altissimo. Secondo alcuni sociologi, l’unica speranza per questa parte della popolazione spogliata e disprezzata sta nei movimenti collettivi come la Pink Gang. Anche se il gruppo non ha una sede, le sue membre si riuniscono regolarmente a casa della fondatrice per discutere dei casi da trattare e della strategia da adottare. L’apparizione di una milizia di donne nel distretto di Banda è il sintomo di gravi problemi sociali che attraversano la società indiana. “Quando gli eletti rifiutano di rispondere alle richieste dei/delle cittadine ordinari” osserva Prerna Purohit, sociologo di New Delhi, “queste non hanno altra scelta che prendere le cose in mano per se stesse. È un colpo di intimazione per il governo della più grande democrazia del mondo.”
di Neeta Lal (Asia Sentinel)
molto di piu' al link: http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2008/02/29/l-autodifesa-delle-donne-indiane-si-chiama-pink-gang "....
Un altro link interessante e attuale che riguarda un altro paese dove la libertà per le donne è un'utopia, l'IRAQ:
http://www.radio.rai.it/grr/view.cfm?V_IDNOTIZIA=57981&Q_PROG_ID=421&Tematica=27
Ospitiamo volentieri il manifesto diffuso dal Dipartimento per le Pari Opportunità .
CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE.SEMPRE.
Continuiamo con i casi-denuncia che rappresentano il malessere del mondo di oggi, le storie e la volontà di reagire alle ingiustizie . Da SECONDO PROTOCOLLO abbiamo appreso una importante notizia che dimostra come, FINALMENTE, anche le donne iraniane comincino a far sentire la loro voce, rischiando la vita stessa, in uno degli Stati più retrivi e mortificanti a proposito di condizione femminile.ECCO LA NOTIZIA: (SCUSATE LA LUNGHEZZA DELL'ARTICOLO MA NE VALE LA PENA......)
Iran: con grande coraggio scendono in campo le donne iraniane
Scritto da Secondo Protocollo lunedì 04 maggio 2009 .
Quello che segue è il Comunicato operativo della“Coalizione del movimento delle donne iraniane” per le richieste da rivolgere ai candidati alle elezioni presidenziali. Vorremmo sottolineare il grandissimo coraggio di queste donne che obbiettivamente mettono a rischio la loro stessa vita. L’Associazione delle donne, i membri e gli attivisti del movimento delle donne iraniane sono entrati nella campagna elettorale in Iran, non per appoggiare un candidato specifico ma per esporre le proprie richieste. Sabato scorso a Teheran, in una conferenza stampa alla quale hanno partecipato Shirin Ebadi, Simin Behbahani, Azam Taleghani, Elahe Kulaii, Shahla Lahiji, Farzaneh Taheri e Shahla Ezazi, è stato diramato un comunicato che annunciava la nascita della “Coalizione del movimento delle donne iraniane per esporre le richieste delle donne alle elezioni presidenziali”. Il comunicato spiega sia le motivazioni della loro presenza nelle elezioni, sia le loro precise richieste da esporre al futuro Presidente della Repubblica. Inoltre, nel comunicato vengono precisate le azioni e le attività che saranno svolte dalle donne durante la campagna elettorale. Il testo integrale del comunicato Il comunicato operativo della “Coalizione del movimento delle donne iraniane per le richieste da esporre alle presidenziali”. Perché formare una coalizione durante le presidenziali? Noi che rappresentiamo una parte del movimento delle donne iraniane, in qualità di attivisti nelle diverse aree della società civile quali le corporazioni, la stampa, le istituzioni non governative, i partiti politici e in qualità di fautori di numerose battaglie civili, nel corso degli anni precedenti abbiamo percorso diverse strade per realizzare le richieste delle donne e ogni volta che ce n’è stata l’esigenza (ogni volta che le circostanze lo hanno richiesto) abbiamo proceduto di pari passo (all’unisono) per la realizzazione di queste richieste. Ebbene oggi abbiamo deciso di dare vita a una nuova coalizione, con l’intenzione di presentare una parte delle richieste avanzate da noi e dalle donne del nostro Paese, approfittando del periodo elettorale. Questa coalizione ha esclusivamente come obiettivo l’esposizione delle richieste delle donne e non si propone di appoggiare un candidato in particolare o di interferire nel diritto dei concittadini di partecipare o meno alle elezioni, bensì si propone le seguenti azioni di carattere collettivo: - vogliamo accompagnare il binomio “governo – maschilismo”, che normalmente trionfa nel periodo elettorale, sulla strada pacifica della realizzazione dei bisogni della società civile e in particolar modo delle richieste delle donne rimaste inascoltate; attraverso la nostra azione collettiva vogliamo far comprendere alle autorità (governanti) che bisogna che diano risposte anche alle classi popolari e agli strati più bassi della popolazione e non soltanto ai vertici della piramide del potere e che se sono alla ricerca di consensi e di legittimazione fra le donne, gli studenti, gli insegnanti e le altre fasce della società, devono impegnarsi anche nei loro confronti per la realizzazione delle loro richieste; attraverso questi mezzi vogliamo dimostrare che, a guardar bene, anche nelle condizioni sociali e politiche più difficili si può essere dei cittadini incisivi e ci si può impegnare per una vita migliore e giusta, ma la realizzazione di ciò è subordinata a che noi donne possiamo e diamo prova di saper trarre vantaggio dallo sperimentare diverse strategie sociali con capacità, intelligenza e valore. Infatti l’esperienza ha dimostrato che ogni spazio e ogni spiraglio che le donne hanno concesso è stato immediatamente conquistato dal misoginismo e più di prima ha reso la vita di ogni singola donna del Paese vittima di discriminazioni e di esclusioni inumane e di comportamenti violenti. Cosa intendiamo ottenere? L’uguaglianza dei diritti e l’eliminazione delle discriminazioni su base sessuale, razziale e classista sono l’essenza e la base condivisa delle richieste delle donne di ogni classe sociale. Le donne iraniane appartenenti alle diverse classi sociali, nonostante siano convinte che le strutture sociali influenzino le condizioni e i rapporti fra i due sessi, hanno sempre combattuto al fianco degli uomini per l’ottenimento della democrazia, delle libertà individuali e civili e dei diritti del cittadino ed è per questo motivo che anche oggi come in passato, al fianco degli altri gruppi sociali e in aggiunta alle loro specifiche richieste, chiedono l’ufficialità del riconoscimento e la realizzazione delle libertà universali così come chiarite nella Costituzione, fra cui la libertà di espressione, di associazione, ecc. e inoltre la sospensione delle numerose pressioni esercitate sulle donne, sugli studenti, sui lavoratori, sugli insegnanti, sui gruppi etnici e sulle diverse sette religiose. D’altra parte sanno anche che l’uguaglianza dei due sessi è un prerequisito per il conseguimento della democrazia, di uno sviluppo stabile e per la realizzazione di una società sana, umana e libera dalla violenza, dalla povertà e dall’ingiustizia. Per questo motivo noi, donne e uomini iraniani, convinti che senza l’eliminazione della discriminazione dalla vita delle donne, nessuna società otterrà democrazia e giustizia – di sempre queste due desiderio della società iraniana – chiediamo ai candidati alla guida della repubblica che nei loro programmi politici tengano da conto due nostre questioni fondamentali, che sono la struttura portante per la realizzazione delle richieste delle donne nei diversi campi inclusi nel fascicolo dettagliato di questa coalizione, e cioè: 1. seguire attivamente l’adesione dell’Iran alla “Convenzione sull’eliminazione di ogni tipo di discriminazione contro le donne”(CEDAW). Sappiamo che il progetto di “adesione del governo iraniano alla convenzione sull’eliminazione di ogni tipo di discriminazione contro le donne” durante il governo Khatami è stato consegnato al Parlamento, ma purtroppo, dopo che il progetto aveva ottenuto l’approvazione in Parlamento, il Consiglio dei Guardiani della Rivoluzione l’ha rigettato e il Parlamento l’ha rinviato per la decisione al Consiglio del Discernimento, di cui il presidente della repubblica è membro. Per questo motivo, al futuro presidente della repubblica, in osservanza del principio di uguaglianza e nel rispetto della giustizia e della mancanza di discriminazione sessuale, chiediamo che in testa alle proprie priorità metta il continuo e scrupoloso controllo dell’adesione dell’Iran alla Convenzione sull’eliminazione di ogni sorta di discriminazione nei confronti delle donne./CEDAW) 2. impegno nel mettere al bando leggi discriminatorie nei riguardi delle donne e in particolar modo la revisione e la modifica degli articoli 19, 20, 21 e 115 della Costituzione, allo scopo di accogliere il principio di parità dei due sessi senza riserve né condizioni. Sappiamo che la modifica e la correzione di queste leggi discriminatorie non ricade nell’ambito delle facoltà della presidenza della repubblica, ma a questo riguardo siamo pure al corrente che se il prossimo consiglio dei ministri rimane vincolato al principio di uguaglianza delle donne del paese e lo considera fra i propri impegni, con le proprie possibilità e l’insieme delle proprie capacità può compiere dei passi molto efficaci per l’eliminazione delle discriminazioni di legge nei confronti delle donne e affinché le persone e il parlamento stesso possano impegnarsi per la modifica delle leggi civili e penali, c’è bisogno che, fin dal primo istante, questa possibilità venga raccolta con il recepimento nella Costituzione del “principio dell’uguaglianza dei sessi senza riserve e senza condizioni”. Cosa faremo? Al fine di spiegare le ragioni delle donne e di diffonderle fra la popolazione e le autorità, porremo in atto ogni iniziativa necessaria, che sia nelle nostre capacità e nelle nostre possibilità, a ognuno dei tre livelli: popolazione, società civile e candidati presidenziali e ci auguriamo di poter impegnarci, almeno nel periodo elettorale, a diffondere le richieste delle donne nella società e fra le autorità e a proseguire, inoltre, nel conseguimento delle rimanenti richieste delle donne mediante la realizzazione delle due questioni chiave summenzionate. Ma come agiremo? In questo movimento pacifico e collettivo cercheremo di delineare, con il maggior consenso possibile fra i gruppi del movimento delle donne e gli altri gruppi sociali, il futuro percorso di questa coalizione, con la partecipazione di tutte le persone interessate a unirsi ad essa. Per questo motivo, chiediamo a tutti i gruppi e alle persone che desiderino aggregarsi in questa coalizione e indicarne la direzione da prendere, di inviare una email all’indirizzo di cui in appresso e di prendere parte alle sedute di discussione e alle decisioni riguardo al prosieguo del movimento, affinché così facendo, con comunanza di pensieri e con il più ampio accordo nella diffusione delle richieste delle donne, possiamo avere ragione della frantumazione di questo movimento. Ricevuto da Sabri Najafi della Coalizione del movimento delle donne iraniane. Secondo Protocollo è al fianco delle donne iraniane in questa difficile e impari battaglia. ANCHE NOI DI VIDEONEWSTV LO SIAMO.
DI SOLITO NON LO FACCIAMO. MA FORSE SAREBBE IL CASO DI FARLO.
Voglio dire che questo Blog potrebbe ospitare degnamente casi-denuncia di soprusi, piu' o meno generalizzati,che capitano in questo mondo. Da sempre persone coraggiose alzano la loro voce per dire la verita' e scuotere anime in mala fede o semplicemente disattente.
Vogliamo cominciare dall'INDIA. Perchè? Non importa, l'importante è cominciare................
Giustiziere in sari, di Neeta Lal
nella foto : AARTI DEVI
foto da: http://www.radioairlibre.be/infos/Pink_Gang.htm
...."Di fronte all’inazione delle autorità e alla violenza quotidiana che subiscono, donne prendono le armi e il loro destino in mano. Il sito di informazione Asia Sentinel, basato a Hong Kong ha incornato queste “Robin Hood” di un altro genere. Il distretto di Banda, nello stato di Uttar Pradesh (a nord del paese), uno dei meno sviluppati dell’India, fa parlare di sé. È in questa regione che agiscono la Pink Gang (gang rosa), un gruppo di 200 donne che si presentano come le eredi di Robin Hood, Non esitano a rispondere alla violenza con la violenza. Puniscono gli omicidi di spose fatti a volte anche da suocere, le violenze dei mariti, e anche la corruzione o l’incapacità degli eletti. Queste donne esuberanti e intrepide, riconoscibili dai loro sari rosa, sono le nemiche numero uno dei mariti violenti e dei funzionari incompetenti. Avendo personalmente subito violenze sessuali, vanno a caccia di stupratori e mariti indegni, fanno la morale ai malfattori e invadono i posti di polizia per rimproverare gli agenti che non fanno il loro lavoro. Creato nel 2006 da Sampat Pal Devi, una donna di 45 anni costretta a sposarsi all’età di 9 anni e diventata madre quattro anni dopo, questo gruppo agisce come una banda di giustiziere nella zona senza diritto che è Banda. “Qui, nessuno viene ad aiutarci. I funzionari e la polizia sono corrotti e ostili ai/alle povere. Così, siamo a volte costrette a far rispettare noi la legge. Siamo una banda di giustiziere, non una gang” ha recentemente dichiarato la fondatrice del Pink Gang. Stanca della corruzione del sistema e le discriminazioni sociali di cui si rendono colpevoli le autorità (soprattutto nei confronti di donne, caste basse e intoccabili), Sampat Pal Devi ha deciso di passare all’azione dopo aver saputo che sua sorella era stata trascinata dai capelli nel cortile di casa sua dal marito alcolista. Volendo “dare una lezione agli uomini colpevoli”, ha radunato donne del suo quartiere; il gruppo armato di bastoni, sbarre di ferro e una mazza da cricket, è andato a trovare il cognato, l’ha inseguito fino al campo di canna da zucchero e riempito di botte. Alcune azioni sono un successo. Ad esempio, il gruppo è riuscito a riportare a casa dei propri mariti undici ragazze che erano state buttate fuori di casa dalla suocera per dote non sufficiente. In generale, gli indicatori di sviluppo umano del distretto sono bassissimi. Il tasso di alfabetizzazione delle donne giunge solo il 23,9% contro 50,4% per gli uomini; il ratio uomini/donne è di 846 donne per 1000 uomini, mentre la media dello stato è di 879 (a livello internazionale, il rapporto è inverso: 105 femmine per 100 maschi). La violenza coniugale è una strage, l’arretratezza delle donne è rinforzata dal peso del sistema delle caste. Ma la Pink Gang se la prende non solo con mariti che maltrattano le mogli perché non riescono a dar loro figli, ma anche con i funzionari che si arricchiscono vendendo al mercato nero cereali sovvenzionati dallo stato e normalmente destinati ai/alle più povere. Mentre le risorse naturali del distretto potrebbero normalmente garantire mezzi di sussistenza a tutti gli/le abitanti, vengono saccheggiate da un piccolo numero di loro in totale impunità perché le autorità locali chiudono gli occhi su queste pratiche. In alcuni villaggi, i/le contadine non vengono nemmeno pagate e ricevono solo un chilo di cereali al giorno di lavoro. E il numero di lavoratori/trici ridotte alla schiavitù è altissimo. Secondo alcuni sociologi, l’unica speranza per questa parte della popolazione spogliata e disprezzata sta nei movimenti collettivi come la Pink Gang. Anche se il gruppo non ha una sede, le sue membre si riuniscono regolarmente a casa della fondatrice per discutere dei casi da trattare e della strategia da adottare. L’apparizione di una milizia di donne nel distretto di Banda è il sintomo di gravi problemi sociali che attraversano la società indiana. “Quando gli eletti rifiutano di rispondere alle richieste dei/delle cittadine ordinari” osserva Prerna Purohit, sociologo di New Delhi, “queste non hanno altra scelta che prendere le cose in mano per se stesse. È un colpo di intimazione per il governo della più grande democrazia del mondo.” di Neeta Lal (Asia Sentinel)
molto di piu' al link: http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2008/02/29/l-autodifesa-delle-donne-indiane-si-chiama-pink-gang
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