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L'INPS non deve risparmiare sulla disabilità. I problemi sono altri.Di Ottavio Nulli Pero.
Di Admin (del 10/01/2014 @ 16:25:26, in Politica e Sociale, linkato 1400 volte)

 

di Ottavio Nulli Pero

L’INPDAP AFFONDA I CONTI DELL’INPS.

 All’INPS non serve risparmiare sulla disabilità. I problemi sono altri. Eccone uno.

 Anche nel sito dell’ INPS troviamo “La Costituzione Italiana garantisce al cittadino inabile al lavoro e sprovvisto di mezzi necessari per vivere, il diritto al mantenimento e all’assistenza sociale. In tal modo intende tutelare la dignità umana nello spirito della solidarietà di tutti i cittadini verso coloro che, per minorazioni congenite o acquisite, siano incapaci di svolgere un lavoro proficuo.” http://www.inps.it/portale/default.aspx?itemdir=5745

 E allora perché sulla disabilità e sul sociale si è sempre pronti a risparmiare?

 Ma torniamo al tema del titolo. Vale a dire perché L’INPDAP AFFONDA I CONTI DELL’INPS.

 Una volta ci raccontavano che erano le gestioni così dette povere, di ex colono mezzadri e poi coltivatori diretti, in aggiunta ad altri settori, commercianti, artigiani ecc, unite ad una troppo spesso facile pensione di inabilità, oltre ad alcune prestazioni sociali erogate dall’INPS , a portare il medesimo verso il collasso. Una tesi dal sottoscritto sempre contestata perché solo parzialmente vera , ma non certo vera da portare l’INPS verso il dissesto. Ora arriva il contrordine. L’INPS affonda a causa della fusione con l’INPDAP. All’INPDAP erano iscritti tutti i lavoratori del settore pubblico, all’INPS tutti quelli del settore privato, oltre ad alcune piccole gestioni separate. Ebbene, che i pensionati INPDAP avessero dei privilegi ,rispetto a quelli privati ,era risaputo e lo è ancora. In sostanza un lavoratore del pubblico impiego a parità di salario durante il lavoro ,percepisce una pensione più alta, da pensionato. Nella gestione INPDAP hanno maturato le cosiddette pensioni baby, che tanto danno hanno fatto al sistema. Il rapporto contribuzione e pensione è molto più elevato. Ma non basta . Spesso lo Stato e gli enti pubblici sono cattivi pagatori di contributi. Infatti, mentre l’INPS eleva sanzioni al privato che non paga i contributi ,L’ INPDAP no perché si troverebbe a sanzionare lo Stato o gli Enti locali. Quindi non lavoratori e poi pensionati diversi , ma anche datori di lavoro trattati in modo diverso. Evasori i primi (privati); semplicemente “impossibilitati” a pagare gli altri . Dopo la fusione i nodi sono venuti tutti al pettine. Nel solo anno in corso la gestione ex INPDAP ( ora presso l’Inps ) ha registrato una perdita vicina ai nove miliardi di Euro. Se si aggiunge quella dell’anno passato si arriva a circa 14 miliardi. Gli effetti sul bilancio 2013 sono dovuti anche ai numerosi pensionamenti avvenuti tra il 2012 e 2013 dovuti anche alla incertezza normativa. Ma non solo il fondo pensioni è stato gestito male, ( con leggi e leggine clientelari) ma il fondo immobiliare è stato gestito ancora peggio. Case di grande pregio, site spesso nei posti più belli sono state quasi svendute agli inquilini. Molti inquilini , guarda caso, erano politici o comunque personaggi che vivevano all’ombra della politica. Ha ragione quindi il Presidente Mastropasqua ( anche se non dà il buon esempio ) a dire che il nuovo Ente è sull’orlo del collasso. Allora che fare per non interrompere il pagamento delle pensioni? Interviene lo Stato a mitigare il deficit . Ovviamente lo Stato interviene con i soldi della fiscalità generale. Pertanto anche una quota delle tasse se ne va per pagare le pensioni. La riforma della “Fornero” , oltre a non essere condivisibile , non darà eventuali frutti prima di un lungo tempo. Ecco allora uno dei perché si cerca di risparmiare sul sistema pensionistico in generale , sulle inabilità, sulle invalidità , e perfino sulle disabilità. In questi giorni in cui questi dati sono stati diffusi non ho visto peraltro tante reazioni. Allora mi viene da pensare che i privilegi non si vogliano contestare. Nel mentre, in questi giorni leggo “ il piano per il lavoro “ pensato da Renzi , che tende ad uniformare le categorie del settore privato e ad estendere le garanzie per i lavoratori in base all’anzianità e al contempo porre i contributi previdenziali carico dello Stato per abbassare il costo del lavoro. Sull’accorpamento in un numero minore di contratti di lavoro sono d’accordo , sulle garanzie variabili con l’età un po’ meno, sulla diminuzione del costo del lavoro sono ugualmente d’accordo ma abbassando il cuneo fiscale e magari parte anche della contribuzione previdenziale, ma non nel modo proposta, e solo per il settore privato. Significherebbe perpetuare i privilegi fra pubblico e privato. Credo che non si possa prescindere da questo dato. Allora perché non uniformare anche la normativa sia contrattuale che contributiva tra settore pubblico e privato ? Non sarebbe intanto “la riforma delle riforme” ed un atto di giustizia tra lavoratori ? Almeno tra i nuovi assunti? Spero che la politica e le forze sociali lo annotino nell’ Agenda delle riforme.

Ottavio Nulli Pero